Il motivo risiede nella loro potenza coinvolgente utile per coloro che, come i primi cristiani, sentivano l’urgenza di comunicare quello che avevano incontrato. Le immagini infatti toccano la vita interiore, agiscono sull'immaginazione, permettono di immedesimarsi, tendono così a diventare archetipi, modelli a cui conformarsi.
Cristo in Cielo con quattro santi e un orante Domenico Ghirlandaio (1449-1494) Volterra
Non sempre è stato così: all’inizio fu anche messo in dubbio cosa si potesse rappresentare di Cristo: la natura divina non poteva esserlo, quella umana era da disprezzare.
Fu San Giovanni Damasceno, che difese con forza l’iconografia, legandola all’Incarnazione: se Cristo si è incarnato e nella sua persona la natura umana e quella divina sono inscindibili, allora egli è rappresentabile: anzi negare che lo sia equivale a negare l’incarnazione. San Giovanni Damasceno
Cosa accade di fronte ad un'immagine sacra?
A questo rispondeva Papa Adriano I, già nel 872, quando affermava:
« Per il tramite del volto visibile il nostro spirito sarà trasportato per attrazione spirituale verso la maestà invisibile della divinità attraverso la contemplazione dell’immagine, in cui è rappresentata la carne che il Figlio di Dio si è degnato di prendere per la nostra salvezza.»
Questa posizione, accettata dal II Concilio di Nicea continua poi … “Infatti, quanto più queste immagini vengono contemplate,tanto più quelli che le contemplano sono portati al ricordo ed al desiderio dei modelli originali” .
E il modello per tutti è Cristo.
Cristo benedicente Andrea Previtali (1470-1528) National Gallery, Londra